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Lesione osteocondrale dell'astragalo

LA MALATTIA

La lesione osteocondrale può essere definita come una “microfrattura” di un frammento di cartilagine articolare insieme ad una porzione di osso sottostante. Talvolta la cartilagine può essere inizialmente normale e lesionarsi solamente in un secondo tempo a causa dei problemi di vascolarizzazione dell’osso sottostante (Figura 1).

L’astragalo è la seconda sede più frequente delle lesioni osteocondrali dopo il ginocchio. Si riscontra quasi esclusivamente a livello della superficie articolare con la tibia (domo astragalico) nelle seguenti sedi:

  • postero-mediale (55%);
  • antero-laterale (45%);
  • centrale (rara).

LA CAUSA

Le lesioni osteocondrali possono verificarsi a qualsiasi età ma sono sicuramente più frequenti nella popolazione giovane ed attiva a causa della loro origine traumatica (Figura 2). Esse infatti sono generalmente dovute a traumi distorsivi di notevole entità (lesioni mediali) o a microtraumi ripetuti (lesioni laterali).
Talvolta, infatti, al momento del trauma si determina la lesione dei piccoli vasi sanguigni all’interno dell’osso con conseguente sofferenza di una parte dell’astragalo che, progressivamente, può coinvolgere anche la cartilagine soprastante fino al distacco completo di tutta l’area interessata. Purtroppo però al momento del trauma non è possibile prevedere chi svilupperà una lesione osteocondrale.

I SINTOMI

Sono rappresentati da:

  • dolore, è il sintomo più frequente, ha solitamente carattere intermittente localizzato profondamente nella caviglia ed è spesso correlato al carico o all’attività sportiva;
  • limitazione articolare (incostante);
  • sensazioni meccaniche all’interno dell’articolazione, legate al distacco del frammento osteocondrale.

LA DIAGNOSI

La diagnosi non è sempre semplice e si basa su:

  • l’accurata rilevazione di informazioni dal paziente (anamnesi), necessarie per identificare la causa che ha determinato l’insorgenza della patologia ed in particolare eventuali pregressi episodi distorsivi;
  • l’esame clinico, talvolta può essere dominato dai segni acuti della distorsione, ma più spesso può essere completamente negativo o evidenziare solamente una lieve tumefazione locale, una dolorabilità alla pressione in corrispondenza della lesione (Figura 3), ed una limitazione dell’articolarità;
  • la radiografia standard nelle prime fasi è quasi sempre negativo, e diventa sempre più evidente nel corso dei mesi e con il progredire della malattia. La diagnostica strumentale viene solitamente integrata con la risonanza magnetica che consente, anche nelle fasi più precoci, una efficace visualizzazione delle dimensioni della lesione e l’eventuale coinvolgimento della cartilagine articolare (Figura 4).

IL TRATTAMENTO

Il trattamento dipende essenzialmente dalla dimensione e gravità della lesione:

  • lesioni molto piccole: riduzione delle sollecitazioni funzionali sull’articolazione associando terapie mediche e/o riabilitative ed un controllo RM a distanza di 6-12 mesi al fine di valutarne l’evoluzione;
  • lesioni di maggiori dimensioni, stabilizzate da un punto di vista evolutivo, beneficiano del trattamento chirurgico, eseguito per via artroscopica, che ha lo scopo di stimolare la rivascolarizzazione dell’osso tramite perforazioni o microfratture e l’asportazione di eventuali fram-menti di cartilagine liberi. In alcuni casi, selezionati in base alle dimensioni della lesione, alla sua sede ed all’età del paziente, può essere indicato il trapianto di cartilagine, l’utilizzo di fattori di crescita o l’impianto di piccole protesi di copertura della lesione (Video 1).

IL DECORSO POST-OPERATORIO

Nelle prime 4-6 settimane dopo l’intervento è necessaria un’astensione assoluta dal carico per favorire la formazione di nuovo tessuto osseo e la sostituzione del tessuto cartilagineo asportato con tessuto fibroso ricreando una superficie articolare quanto più possibile uniforme.

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Federico Morelli - MioDottore.it