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Artrosi della caviglia

LA CAVIGLIA

La caviglia è un’articolazione costituita dalla tibia, dal perone e dall’astragalo. La porzione più terminale o distale delle prime due ossa si chiama malleolo: rispettivamente malleolo tibiale e malleolo peroneale. La parte terminale delle ossa che partecipa all’articolazione è rivestita dalla cartilagine articolare che consente lo scivolamento delle superfici contrapposte (Figura 1).

L'ARTROSI

L’artrosi è una malattia degenerativa progressiva tipica dell’età avanzata caratterizzata, tra l’altro, dall’usura della cartilagine articolare (Figura 2). L’artrosi può insorgere spontaneamente (primaria) ovvero essere dovuta esclusivamente all’età oppure essere secondaria ad altre patologie (fratture, lussazioni, artrite reumatoide, ecc.). In particolare la caviglia molto raramente va incontro ad artrosi primaria ma il più delle volte è dovuta a pregresse fratture o traumi. Infatti in questi casi oltre alla lesione dell’osso si può creare una lesione della cartilagine articolare che determina una progressiva degenerazione dell’articolazione fino al manifestarsi del quadro clinico e radiografico dell’artrosi conclamata o artrosi post-traumatica. In questi casi quindi l’insorgenza dell’artrosi dipende principalmente dal tempo trascorso dal momento del trauma, e quindi manifestarsi anche in età piuttosto giovane.

I SINTOMI

L’artrosi della caviglia è una patologia molto invalidante caratterizzata principalmente da:

  • dolore;
  • tumefazione e deformazione dell’articolazione;
  • progressiva diminuzione dell’escursione articolare;
  • zoppia.


Talvolta si possono manifestare alcuni sintomi anche a carico delle altre articolazioni dell’arto inferiore (anca e ginocchio) a causa dell’alterazione della deambulazione.

LA DIAGNOSI

La diagnosi si basa su:

  • l’accurata rilevazione di informazioni dal paziente (anamnesi) necessarie per identificare la causa che ha determinato l’insorgenza della patologia e per valutare il grado di invalidità che essa determina;
  • l’esame clinico fondamentale per quantificare l’escursione articolare ma soprattutto per verificare l’eventuale presenza di deformità e/o deviazioni assiali;
  • l’accertamento diagnostico mediante una radiografia convenzionale, che può talvolta essere integrata con la TC, la scintigrafia ossea e la risonanza magnetica.

IL TRATTAMENTO

Il trattamento varia a seconda della gravità del quadro clinico:

  • inizialmente gli sforzi maggiori devono essere rivolti alla prevenzionedella progressione della malattia cercando di conservare una buona escursione articolare, controllare il dolore ed evitare la deformità articolare;
  • talvolta può essere consigliabile eseguire periodicamente cicli di fisioterapia (l’esecuzione quotidiana di esercizi specifici, il nuoto, la cyclette, ecc. contribuiscono al rallentamento dell’evo-luzione della malattia;
  • trattamento farmacologico:
    • anti-infiammatori (il loro uso deve essere limitato al minimo per evitare l’insorgenza di effetti secondari a volte anche gravi);
    • condroprotettori (es. ac. jaluronico, condroitinsolfato, ecc.) per via orale o intra-articolare.
  • in alcuni casi può essere indicato associare delle ortesi (plantari, tutori) che possono contribuire a limitare il dolore e consentire una deambulazione più corretta.
  • trattamento chirurgico è indicato nei casi avanzati, e dopo il fallimento della terapia conservativa.

 

A seconda della presenza di numerosi fattori quali il grado dell’artrosi, l’età ed il peso del paziente, la richiesta funzionale e la presenza o meno della deformità, le alternative chirurgiche posso essere molteplici:

  • artroscopia;
  • artrodesi (Figura 3);
  • protesi (Figura 4).

 

Per artrodesi si intende la fusione completa dell’articolazione: in alcuni casi infatti l’escursione articolare è già notevolmente compromessa ma molto dolente pertanto procedere alla fusione della caviglia significa bloccare definitivamente il movimento ma allo stesso tempo eliminare il dolore. Dopo l’intervento viene applicato un gambaletto gessato per complessive 12-16 settimane. Sono poi solitamente necessari ulteriori 3-6 mesi per la risoluzione della tumefazione locale e la ripresa di una buona autonomia deambulatoria (Video 1).

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